Recensione – Sarah McKenzie al Teatro Dei Marsi di Avezzano

Avezzano venerdì 2 dicembre 2016
In poco più di tre anni la vita dell`australiana Sarah McKenzie é completamente cambiata, e a detta sua tutto é partito dall`esperienza dell`Umbria Jazz nel 2013 quando è stata premiata con una borsa di studio per frequentare il prestigioso Berklee College of Music di Boston.
Sarah McKenzieWe Could Be Lovers, è stato il suo debutto per la storica etichetta Impulse!, prodotto da Brian Bacchus (produttore anche di Norah Jones e Gregory Porter) e registrato presso i leggendari studi della Sear Sound di New York. La McKenzie per l`occasione ha riunito una gamma impressionante di musicisti che includono il trombettista Ingrid Jensen, il vibrafonista Warren Wolf, il chitarrista Hugh Stuckey, il bassista Alex Boneham, il batterista Marco Valeri e i sassofonisti Troy Roberts e Yosvany Terry. Il disco comprende diversi brani originali della McKenzie, accanto a brani classici di Cole Porter, George Gershwin, Henry Mancini, Duke Ellington e Jerome Kern.
Ieri sera ad Avezzano (AQ) per una serata inserita in cartellone dall’associazione Harmonia Novissima diretta da Massimo Coccia, Sarah McKenzie ci ha accolto in un semplice abito nero, elegante per il suoi 27 anni, semplice e diretta nel repertorio e nello stile. Ci ha proposto un bouquet di perle tratte dall’American Song Book esplicitamente presentate da lei come grandi amori personali.

Fin da subito nel suo pianismo è possibile scorgere un piacevole rèlax e una leggerezza essenzialmente rari per la sua giovane età, accompagnati da un’ottima dose di buon blues spesso in block chords a condire le piacevoli interpretazioni anche degli altri elementi di questo gruppo molto ben riuscito (Joe Caleb alla chitarra, Thomas Bramerie al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria).

Gli arrangiamenti sono ben curati, senza esagerare nella forma, nel proprorre standard sembra prediligere gli ostinati e spesso sono eseguiti all’unisono o di poco armonizzati da pianoforte e chitarra, lievi e molto delicati, davvero piacevoli, qui si nota un’ottima intesa tra la McKenzie e Caleb. Il tipo di improvvisazione è in stile con la scelta dei brani, a tratti sistematico, sempre “in”, predilige i riff e le citazioni blues. Un paio di arrangiamenti tra cui Don’t tempt me, brano inserito nel suo disco omonimo, sono sorretti da un’ottima intenzione cubana e l’interpretazione pianistica lascia intravvedere un artista che conosce il genere e lo omaggia consapevolmente secondo lo stile più classico, seguendo l’accompagnamento ad ottave tipico di quella danza.

Per un suo blues, I’ve got the blues tonight, studia un primo tema piano e voce in rubato e poi per l’ingresso della band un medium swing con alcuni stop time a sottolineare i cambi importanti in cui si mette in luce il contrabbasso di Thomas Bramerie, essenziale, intonatissimo e con un ottimo fraseggio che prepara l’assolo di chitarra stavolta distorta. E poi Lover man medium up, Little girl blue molto emozionante, Bye Bye Blackbird e Paris in the rain, brano originale dedicato alla città più romantica del mondo proprio da Sarah McKenzie.

Quando si tratta di un vero classico, Moon River, sceglie un dolcissimo mood in duo con la chitarra a sottolineare la voce nella splendida melodia di Henry Mancini, il brano è parte del repertorio della McKenzie, ma stavolta sembra avere un sapore molto più profondo, qui in terra d’Abruzzo, dove la famiglia Mancini, tanti anni fa fece i bagagli per raggiungere il Nuovo Mondo.

Teatro Dei Marsi – 2 Dicembre 2016

Alessandra Stornelli

 

Foto: Massimo Cuomo www.fotografiaessenziale.com

 

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